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GIADA alpina – 3: la lavorazione nel Neolitico

di Redazione Work No Work

Oriente in Piemonte: Giada! Così Enrico Cirio  allievo classe 1956 della Scuola Orafi Ghirardi,  l’architetto orafo del nostro tempo intitolò  il ciondolo/spilla  all’indomani dello straordinario ritrovamento.

La matita scorreva veloce quasi volesse materializzare sul foglio il gioiello che gli era balenato in testa;   “una roccia così nobile e rara è degna di gemme preziose ed esclusivamente piemontesi…” .   Incominciò  a frugare nei cassetti alla ricerca della pepita d’oro del Macugnaga  e dei cristalli di granato grossularia della Val di Susa per incastonarli nella chiusura. Di lì a pochi giorni costruì un gioiello fantastico che volle esporre alla mostra antologica  “NUVOLE DI PIETRA”  nel  gennaio 2007, presso la Biblioteca Reale di Torino.

Lo straordinario ritrovamento di una splendida qualità di giada nelle valli alpine, proprio nel momento in cui la stampa internazionale rilancia la richiesta vertiginosamente crescente di giada da parte del mercato cinese: un’opportunità unica per valorizzare, a livello internazionale, l’inaspettato patrimonio minerario del Piemonte…

L’economia piemontese si trova, ben da prima dell’inizio “ufficiale” di questa crisi congiunturale, di fronte ad una pesante trasformazione della propria identità. Non soltanto il sistema dei consumi cambia rapidissimamente i suoi numeri, segnando la flessione della domanda di molti dei beni tradizionalmente prodotti nella nostra regione, ma mutano soprattutto gli interlocutori, i consumatori stessi, rovesciando forse più rapidamente del previsto la direzione tra domanda e offerta che vedeva, fino ad oggi, un mercato orientale produttore a bassissimo costo di una quantità immane di beni fagocitati da un Occidente, insaziabile consumatore. Oggi è evidente come la stagnazione produttiva e demografica delnostro mondo, contro la crescita incontrollabile di paesi “continente” come Cina e India stia scambiando i ruoli tradizionalmente giocati sullo scenario del mercato globale tra produttori e consumatori, rendendo impellente da parte delle realtà locali una capacità di adeguamento alla domanda crescente di prodotti di qualità su ampia scala.

Il ritrovamento di un minerale come la giada, nelle Valli alpine piemontesi, in un momento in cui la Cina, avendo esaurito le proprie risorse di questo prezioso materiale, investito di un valore simbolico e taumaturgico insostituibile, si rivolge all’esterno in cerca di nuovi mercati di giada nel mondo, può rappresentare un’occasione davvero imperdibile per l’economia piemontese.

Carlo Mora, Presidente della Scuola Orafi Ghirardi di Torino
David Ajò, Dirigente di Ricerca del C.N.R.- I.C.I.S. e autore di ricerche di interesse gemmologico, che interverrà inoltre sul tema “La chimica del bello, il bello della chimica”, per illustrare le numerose, inaspettate intersezioni possibili tra il mondo delle “Scienze esatte” e quello delle “Scienze umane” attraverso la mediazione del linguaggio della Chimica.

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